I 7 SINTOMI DEL PARKINSON CHE INFLUISCONO SULLO STATO NUTRIZIONALE
L'alimentazione ha un ruolo importante nel Parkinson perchè può aiutare a ridurre l'intensità dei sintomi motori, avere benefici sul metabolismo degli zuccheri, sulla funzione mitocondriale e sulla riduzione della neuroinfiammazione. Va considerato però che molte volte la capacità di alimentarsi e lo stato nutrizionale possono essere influenzati dalla presenza di particolari condizioni e sintomi.
Vediamo quali sono.
1. MALNUTRIZIONE
I pazienti Parkinson presentano un alto rischio di
malnutrizione, soprattutto in età avanzata, in caso di elevato dosaggio di levodopa o se sono presenti ansia e depressione.
Per capire se c'è rischio di malnutrizione o se è già presente deve essere
valutato e monitorato lo stato nutrizionale fin dalle prime fasi della malattia e per tutto il suo decorso, indicativamente ogni 4-6 settimane in base ai cambiamenti del piano terapeutico oppure ogni 3 mesi se la condizione è stabile (con attenzione alla funzione deglutitoria, soprattutto in fase avanzata).
Per valutare lo stato nutrizionale lo specialista:
● monitora il peso
● calcola il
dispendio energetico attraverso l′uso di formule predittive usate per la popolazione generale (per i pazienti affetti da malattie neurologiche, come il Parkinson o la
SLA non ci sono equazioni specifiche o sono in fase sperimentale)
● valuta l'apporto alimentare (per capire se è sufficiente a coprire il fabbisogno)
● utilizza indici nutrizionali (
NRS-2002,
MUST o
MNA)
In caso di scarso apporto, basso peso e perdita ponderale >5-10% negli ultimi 3-6 mesi si può parlare di alto rischio di malnutrizione.
Per avere informazioni su come richiedere una consulenza e una valutazione nutrizionale in ambulatorio o a domicilio mi potete contattare attraverso il form CONTATTI
2. VARIAZIONI DI PESO
La
perdita di peso e il
sottopeso sono dovuti all'
aumento del dispendio energetico (causato principalmente da
discinesia, tremori e rigidità, al minor apporto alimentare causato dalla difficoltà nel preparare i pasti e/o a mangiare in autonomia, alle
disfunzioni gastrointestinali (nausea, vomito, distensione addominale, ipomotilità intestinale,
stipsi), alla disfagia, alla scialorrea, alla scarsa dentizione o all′iposmia (la riduzione del senso dell′olfatto).
I pazienti riescono a mantenere la massa muscolare (riducendo il rischio di sarcopenia) e presentano una maggiore perdita di massa grassa.
L′
aumento di peso con sovrappeso o obesità invece può essere presente già nelle fasi iniziali e come effetto della terapia dopaminergica o
delle procedure neurochirurgiche, come la DBS (Deep Brain Stimulation), che porta a riduzione della spesa energetica, miglioramento della discinesia e comparsa di
binge eating (disturbo alimentare caratterizzato da episodi di abbuffate), per cui è necessario avviare un counselling nutrizionale già nelle fasi precedenti all′impianto.
In questi pazienti si ha un aumento della massa grassa, soprattutto a livello addominale, sindrome metabolica e ridotta ossidazione del glucosio con iperglicemia a digiuno.
3. BASSI LIVELLI DI VITAMINE
I pazienti Parkinson presentano bassi livelli di
vitamina D e un apporto inferiore a quanto raccomandato (15-20 g/die; LARN 2014). La supplementazione è necessaria per prevenire e/o correggere la carenza, rallentare la progressione della malattia, il deterioramento cognitivo, migliorare i sintomi motori e ridurre il rischio di fratture a causa della ridotta densità minerale ossea, che è causata dalla ridotta mobilità, dalla ridotta massa muscolare e dall'aumento dell'
omocisteina.
L'iperomocistinemia è correlata alla terapia con levodopa ad alte dosi che porta ad una riduzione dei livelli di
vitamina B12 e di
folati per interferenza sul loro assorbimento e utilizzo. I bassi livelli di queste vitamine sono causati anche dalla
disbiosi intestinale e portano a deterioramento cognitivo, neuropatia e disturbi motori.
Alcune vitamine come vitamina B6, niacina, riboflavina, vitamina C, E e carotene possono ridurre il rischio di sviluppare la malattia e avere un effetto protettivo sui neuroni dopaminergici (la vitamina B6 è coinvolta nella sintesi della dopamina).
4. DISFAGIA
Nei pazienti che presentano perdita di peso, indice di massa corporea BMI <20, scialorrea, demenza, tosse durante i pasti, polmonite o aspirazioni silenti è necessario effettuare uno screening per la
disfagia, preferibilmente in fase on.
Le difficoltà di deglutizione (a carico soprattutto della fase orofaringea) sono associate ad un ridotto apporto di alimenti e bevande, aspirazione e polmonite ab ingestis (che è la causa principale di morte). Nelle fasi avanzate si manifestano tremori linguali e alterazione della fase orale, faringea e esofagea.
La valutazione viene effettuata attraverso il test del bolo d′acqua (con la misurazione del volume medio per atto deglutitorio), oppure con alcuni questionari specifici per il Parkinson, come il Swallowing Disturbance Questionnaire (SDQ) o il Munich Dysphagia test-Parkinson′s disease (MDT-PD).
Se lo screening da esito positivo o ci sono peggioramenti dei sintomi è consigliato effettuare una valutazione strumentale attraverso la
fibrolaringoscopia (FEES) o la videofluoroscopia (VFSS) (come visto
in questo articolo).
Quando l′apporto non è sufficiente, c′è calo di peso ed impossibilità di alimentarsi in sicurezza è necessario passare alla
nutrizione artificiale. La metodica più utilizzata è la
nutrizione enterale tramite PEG.
5. EFFETTI COLLATERALI DELLA TERAPIA CON LEVODOPA
La
levodopa, oltre a rendere necessaria una redistribuzione dell'apporto proteico come visto nel
precedente articolo, può causare effetti collaterali a livello digestivo con nausea, vomito, dolore addominale, dispepsia, alterazioni dell′alvo (stipsi o diarrea), bocca secca, riduzione dell′appetito e alterazioni del gusto e dell′olfatto.
Dal punto di vista metabolico causa alterazione del metabolismo dei grassi e dei carboidrati, ridotto utilizzo del glucosio a livello muscolare, intolleranza al glucosio, aumento dell′insulina e dell′ormone della crescita (in caso di trattamento a lungo termine).
6. SINTOMI GASTROINTESTINALI
Il Parkinson causa disturbi a livello gastrico e intestinale. Il più frequente è la stipsi che può presentarsi anni prima della diagnosi ed è causata principalmente dall′acinesia (che colpisce anche il tratto intestinale), dalla dissinergia a livello pelvico, dalla terapia farmacologica e dal minor apporto di fibre e liquidi.
Si manifesta con riduzione della peristalsi (fino al doppio rispetto ai soggetti sani), feci dure, sforzo e/o dolore durante l'evacuazione e può aumentare il rischio di malnutrizione, con riduzione dell′appetito, interferenza con la terapia farmacologica, disbiosi e riassorbimento dei metaboliti tossici.
Può essere presente anche dismotilità intestinale che può causare sovracrescita batterica (SIBO) nell′intestino tenue con riduzione dell′assorbimento della levodopa (che porta ad aumento delle fluttuazioni motorie) e difficoltà nella gestione della nutrizione enterale.
Un suo miglioramento può portare ad un maggiore disponibilità, permettendo una riduzione della dose del farmaco e degli effetti collaterali (illustrati al punto 5).
Per trattare la SIBO, il dolore addominale e i sintomi gastrointestinali è stata dimostrata l′efficacia di un simbiotico contenente Bacillus coagulans e FOS (frutto oligosaccaridi).
Oltre all′intestino, il Parkinson colpisce anche lo stomaco causando rallentato svuotamento gastrico ed una maggior permanenza della levodopa con aumento della sua degradazione, un più lento passaggio in duodeno e un suo minor assorbimento.
7. IPOTENSIONE ORTOSTATICA E POST-PRANDIALE
L′ipotensione ortostatica è causata da una riduzione della pressione sanguigna nel passaggio dalla posizione sdraiata o seduta a quella in piedi ed è causata dai farmaci dopaminergici e dalle alterazioni del sistema nervoso autonomo e periferico.
Si manifesta con vertigini, svenimento, visione offuscata o annebbiata, perdita di coscienza, dolore nella parte posteriore delle spalle, del collo o della parte bassa della schiena, debolezza e stanchezza.
A volte è associata a ipotensione post prandiale, con visione offuscata e vertigini subito dopo i pasti o entro i 90 minuti successivi ed è probabilmente correlata alla composizione del pasto consumato.
Normalmente dopo aver mangiato c′è un maggior afflusso di sangue all′intestino per la digestione, con un aumento del battito cardiaco e la restrizione dei vasi sanguigni in altre parti del corpo, meccanismi necessari per mantenere la pressione costante. Nei pazienti Parkinson il battito rimane costante e i vasi sanguigni non si restringono con una conseguente riduzione della pressione.
Molti pazienti per ridurre le crisi ipotensive tendono a ridurre le quantità assunte ai pasti o ad escludere alcuni alimenti, con conseguente perdita di peso e rischio di malnutrizione.
Nel prossimo paragrafo andiamo a vedere qual è il ruolo dell′alimentazione nel Morbo di Parkinson e perché un approccio nutrizionale, associato a quello medico e farmacologico può avere benefici per il decorso della malattia con effetti neuroprotettivi e agendo anche sul microbiota intestinale.